Giorgio Scerbanenco è considerato il padre del nero italiano. Apprezzato in Italia negli ultimi anni, con autori che si ispirano esplicitamente o meno al suo stile (come Carlotto), Scerbanenco ha scritto tantissimi racconti e romanzi, soprattutto negli anni cinquanta e sessanta, spaziando anche in altri generi come il rosa, la fantascienza e il western. I romanzi più famosi sono quelli del ciclo di Duca Lamberti, medico espulso dall’ordine per aver praticato l’eutanasia. Ho letto Venere Privata e I milanesi ammazzano al Sabato, che fanno parte di questo ciclo. Sono tutti e due romanzi di buona fattura, scritti con uno stile asciutto, misurato, che sembra ricalcare con perizia le lezioni dei maestri francesi e americani (mi viene in mente Jim Thompson).
L’unica nota stonata è l’anacronismo di certe caratterizzazioni, come l’omosessuale invertito infido e depravato che negli anni trenta poteva ancora andare ma nei sessanta della rivoluzione sessuale un po’ meno. Oppure la ricorrenza della tratta delle bianche come il crimine più efferato, o i colpevoli, che hanno nomi da immigrati dal sud, mentre i milanesi sono onesti lavoratori.
Non l’ho mai (ancora) letto, però ho visto *Milano calibro 9* che se non sbaglio è tratto da un suo giallo.