Rio è il nuovo romanzo di Leonardo Colombati. Confronto a Perceber, che era assorbiva il lettore (e l’autore, penso) in una storia enciclopedica con infinite biforcazioni, questo è un romanzo “normale”. E a me, è piaciuto molto di più.
La storia è quella di un giovane romano che affronta a Londra uno dei punti di svolta di quella che potrebbe essere una brillante carriera, ma si fa affascinare da un vecchio scrittore conosciuto nell’atmosfera torbida di un club per nudisti: il Rio Center.
A tratti esilarante, a tratti riflessivo, a tratti psichedelico con una goccia di thriller e di follia. Il tutto condito con riferimenti musicali (un esempio è spiegato in roiordie) di grande effetto.
Un parallelo si potrebbe fare con Perduto per sempre di Roberto Moroni, per come descrive i thirty something di oggi, sempre schiacciati da figure paterne ingombranti. Padri di successo, ossessionati dalle donne, ma sempre disprezzati dai figli.
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Pessimo. E questo sarebbe uno scrittore?
Rivoglio indietro i soldi!
Pessimo.
Rivoglio i miei soldi indietro!