È un terso pomeriggio di Gennaio, questa domenica in cui la Zuck’s family si reca ad un battesimo in quel di Boccadasse. La cerimonia è breve e tutti si precipitano al rinfresco, nei locali adiacenti alla chiesa.
Dopo un po’, Zuck e Badòn, stanchi della confusione, decidono di uscire un paio di minuti per guardare il mare. Mentre sono intenti a vedere dall’alto le onde infrangersi sulla scogliera, vedono un ragazzo a terra, una decina di metri sotto.
“Aiuto! Liberatemi!” – grida il tipo, chiaramente legato mani e piedi.
Zuck nota subito che intorno a lui ci sono degli altri ragazzini, di una quindicina d’anni come il supplicante, che lo prendono in giro e lo riprendono con i loro telefonini. La gente intorno non interviene, vuoi perché capisce che è solo uno scherzo da ragazzini, vuoi perché si sarebbe fatta i fatti propri anche se il problema fosse stato reale.
Fatto sta che passano un paio di minuti in cui il ragazzo continua a dibattersi, legato per terra, e a gridare. I suoi amici, una dozzina di finti aguzzini, lo filmano con il loro telefonino. Zuck pensa che fra un paio di giorni il video sarà su Google o YouTube e sarà una sarabanda di commenti su come il web 2.0 abbia portato le giovani menti alla perdizione. Pensa anche a quando, una notte, lui e dei suoi amici avevano rapato a zero uno del gruppo, al buio. Il risultato, la mattina dopo, era veramente notevole, ma a quei tempi non c’erano videocamere sui telefonini, forse perché non c’erano neanche i telefonini.
Senonché il piccolo Badòn non è avvezzo a tali finezze, e si gira verso l’amorevole padre:
“Perché non lo slegano?” – fa, tirando con insistenza la mano di Zuck.
Zuck guarda negli occhi il caro figlio e capisce: bisogna mettersi in azione. Insieme scendono la scalinata e raggiungono il malcapitato. Cominciano a slegarlo, mentre il gruppo degli amici si avvicina, chi scalciando per finta la vittima, chi adducendo scuse fantasiose (“Ci deve dei soldi”) per la singolare punizione. Alla fine dell’operazione, il liberato si lancia in grandi ringraziamenti, mentre i suoi amici si precipitano ad affermare che era solo uno scherzo.
“Tu” – rivolto all’ex prigioniero – “devi ringraziare solo il piccolo Badòn, che mi ha convinto a venire fin quaggiù a liberarti, mentre voi” – perdendo il proprio proverbiale aplòmb – “siete solo dei coglioni”
Quindi, se in questi giorni vedete un filmato in rete con un tipo con il cappotto e un bambino con il berretto rosso che liberano eroicamente un ragazzino dalla furia del branco, non fatevi suggestionare, è solo una delle mille conseguenze del web 2.0.
Mo’ me lo segno 🙂