Io, dottori, lo Zenacamp lo vorrei che si facesse in Palazzo Ducale. Lo farei organizzare ad Andrea, Tambu, Federico e Marco. Vorrei che fosse una bella giornata di fine Aprile, quelle in cui ti fa piacere uscire presto, quando il cielo è ancora terso. Ed arrivare un po’ prima, in modo da cercare di dare una mano per mettere a posto le ultime cose.
Se mi fosse chiesto che cosa distribuire ai campers, metterei in un sacchetto di quelli di tela, belli resistenti (magari sponsorizzati dalla startup yooplus), alcuni prodotti della San Lorenzo (tipo un pacco di trofie e un barattolo di pesto), una penna del secolo XIX e due magliette, una bianca a manica lunga (di Tiscali) oltre a quella classica con il logo dello Zenacamp. Questa la farei nera, e dietro ci metterei una frase simpatica, una presa per il culo per confermare che noi genovesi siamo spiritosi (tipo Liberté, Egalité, Trenetté). E magari darei alle donne una borsa da mare offerta da Cap. E vorrei che il pasto fosse gratis (per confermare che noi genovesi a ‘ste cose ci stiamo attenti) e che arrivasse Jtheo con dei badge personalizzati per ogni camper, in modo che ognuno si sentisse speciale, magari delle spillette col proprio nome e blog sopra, ecco questa sarebbe una buona idea. E ad accogliere i bloggers alla registrazione, ci metterei il sorriso di Marina, di Mescaline e di Chiara. Farei tre sale, una più visibile ma non molto udibile, le altre più appartate e funzionali. Si potrebbero chiamare con nomi di prodotti tipici della nostra terra, tipo Farinata, Pesto, Focaccia, una idea come un’altra.
Che interventi mi piacerebbe sentire? Vorrei iniziare con Roberto Dadda che scherza, ma mica tanto, sull’usabilità degli oggetti tecnologici. E poi vorrei capire come Palmasco riesca a fare quelle magnifiche foto. E vorrei vedere arrivare la Smilza, e consegnarle personalmente la spilla col suo nome. E vedere che lei riesce a capire perché le scorse volte ho fatto chilometri e chilometri per andare agli altri barcamp. E lasciarla lì, rapita dagli interventi su come le nuove tecnologie interagiscono con l’insegnamento
Cercherei di girovagare per le sale fino all’ora di pranzo, andrei giù al Mentelocale, mi sedrei al tavolo con la smilza, il silenzioso, LaTony e Giulio. Parleremmo della nostra capogruppo, di wiki aziendali e del buon vino bianco. Poi prenderei sottobraccio la smilza e farei un giro all’aria aperta a parlare di quello che abbiamo ascoltato.
Tornati dentro, mi piacerebbe poter sentire il simpatico Luca che parla del suo lavoro e anche del mio. E scherzare un po’ con JTheo e OninO, salutare Intempestiva, rivelare agli altri qual è il vero volto di Gattostanco, abbracciare Tao e Placida Signora (però vorrei che non zoppicasse più!), salutare Lele e il suo bambino e riprendere il funambolico Robin Good. E poi preferirei che ci fosse qualcosa fuori dagli schemi, una cosa non prevista, che sono quelle le cose fanno il barcamp tanto barcamp. Tipo che Federico si metta a fare la sua presentazione sulle serie TV, come sempre stilisticamente impeccabile, non in una delle sale, ma direttamente alla reception e che Enrico lo presenti e che la presentazione sia tipo un post di SuzukyMaruti che sono simpatici e interessanti, ma non finiscono mai.
Magari assistere ad un dibattito sulla democrazia in rete con Nicola, Gaspar, Antonio, Boh e Stefano, a cui si lega Ludo che parla della magnifiche mappe e interviene Paolo, mentre sullo schermo dietro appaiono tante chiavi di ricerca, di cui (per pudore) Trans Milano è l’unica che potrei scrivere se, l’indomani, facessi un post sullo Zenacamp. Mi piacerebbe capire cosa è BlogLab e così arrivare alle sei di sera, stanco ma soddisfatto. Un altro desiderio, ma so di chiedere troppo, sarebbe quello di beccare un tipo con zaino che si aggira con un libro in mano, e che quel tipo fosse proprio il Candida, e quel libro fosse proprio il suo romanzo, che deve ancora arrivare nelle librerie, e che potessi averlo in anteprima, senza pagarlo (forse chiedo troppo ai miei desideri?).
Certo mi fermerei per dare una mano a mettere a posto, così da non sentirmi troppo in debito con i magnifici organizzatori e tornerei a casa contento, non prima di aver dato una maglietta in più a Davide.
Magari si potrebbe anche organizzare una pizzata con il gruppo dei reduci, giusto una trentina (li farei contare a Tambu che è il suo lavoro). Vorrei sedermi tra Andrea Beggi e Marina, di fronte a Gaspar. E mentre si aspettano le pizze, parlare con Paolo, Gaspar e Beggi di spam nei commenti, con Marco del suo libro e di nuovi scrittori (facendo fuggire il Beggi). E continuare a farlo con Intempestiva e Gaspar, spaziando dall’Italia fino alla Russia, fino a che Gaspar mette la parola fine pronunciando Turgenev.
Certo, tutto questo è solo un sogno, un BarCamp così perfetto è solo nei miei desideri…