Things the grandchildren should know

Copertina del libro Things the grandchildren should knowMark Oliver Everett (detto E) è il leader e l’unico membro stabile degli Eels. Ma è anche il figlio di uno dei più grandi fisici del ventesimo secolo, Hugh Everett, l’autore della teoria dei mondi paralleli. Un interessante (proiettato anche prima del recente concerto a Milano, tra lo stupore dei presenti che non conoscono le abitudini di E) documentario della BBC Parallel worlds parallel lives descrive la vita del fisico attraverso gli occhi del figlio che, a molti anni dalla morte del genitore, ripercorre i luoghi della vita di quest’ultimo nel tentativo di capire la sua teoria e di recuperare quel rapporto che, in vita, non c’era mai stato.

Quest’anno, E ha pubblicato anche un libro, Things the grandchildren should know, che ripercorre la sua vita, dai primi anni di vita fino al giorno d’oggi. Anche se ancora giovane, la vita di E è stata piena di avvenimenti, per lo più tragici. La morte del padre, il suicidio della sorella, la morte della madre hanno segnato la vita di E, convicendolo di avere una vena di follia e depressione nella sua famiglia. Gli avvenimenti vengono descritti con uno stile piano, senza enfasi, ma anzi con una vena di ironia che allevia la pesantezza dell’accaduto. Non bisogna dimenticare che proprio dalle disgrazie avvenute E ha tratto uno dei dischi più belli degli anni novanta, Electro shock blues. E che anche il suo ultimo capolavoro, Blinking lights and other revelations (in cui vi è la canzone che dà il titolo al libro), ripercorre tutta la sua vita.

Un libro consigliato a tutti quelli che conoscono gli Eels. Gli altri, che si ascoltino prima i dischi!

Gli anni ottanta

Circola nei blog una serie di liste per spiegare ad un alieno quali siano i singoli più rappresentativi degli anni ottanta. Da queste liste emerge soprattutto quello che gli anni ottanta furono per la grande massa del pubblico (una gran massa di schifezze). Ma per me, e spero per molti altri, gli anni ottanta significarono tanta buona musica e quindi voglio pubblicare la lista delle mie canzoni anni ottanta. E chiedo a Emanuela, Bop, Solitaire di fare altrettanto, per equilibrare la cosa e non far scappare l’alieno a gambe levate.

  1. Rock the casbah (the Clash)
  2. One hit (to the body) (Rolling stones)
  3. Rattlesnakes (Lloyd Cole and the Commotions)
  4. Bigmouth strikes again (the Smiths)
  5. Wide open road (Triffids)
  6. Grass (XTC)
  7. Vanishing girl (the Dukes of stratosphear)
  8. Selfish little girl (the Chesterfield kings)
  9. I’m goin’ down (Bruce Springsteen)
  10. Fortress around your heart (Sting)
  11. Smalltown (John Cougar Mellencamp)
  12. With or without you (U2)
  13. It’s the end of the world (REM)
  14. These important years (Husker du)
  15. Bring on the night (Sting)
  16. You got it (Roy Orbison)
  17. End of the line (the Traveling Wilburys)
  18. Yer so bad (Tom Petty)
  19. Happy hour (the Housemartins)
  20. Greetings to the new brunette (Billy Bragg)
  21. What’s my scene (Hoodoo gurus)
  22. Jokerman (Bob Dylan)
  23. Mexican radio (Wall of voodoo)
  24. The big heat (Stan Ridgway)
  25. Make no mistake (Keith Richards)
  26. The lady don’t mind (Talking heads)
  27. Looking for love (Johnny Diesel)
  28. Fall on me (REM)
  29. In between days (the Cure)
  30. La bamba (los Lobos)
  31. Made of stone (the Stone roses)
  32. Romeo had Juliette (Lou Reed)
  33. Blue hotel (Chris Isaak)
  34. Centerfield (John Fogerty)
  35. Mayor of Simpleton (XTC)
  36. Atlantic city (Bruce Springsteen)
  37. Pride (U2)
  38. Start me up (Rolling stones)
  39. Love for sale (Talking heads)

Ho pure tentato di fare una playlist su youtube.

Qualunquismo

A parte che sono d’accordo con quello che scrive Dave sul consumo energetico del Live Earth, quello che volevo capire è la conversione ambientalista di Phil Collins che, quando cantava contro la fame nel mondo, aumentò di mezzo grado la temperatura globale prendendo un Concorde per essere presente in entrambe le sedi del Live Aid.